“Se potessimo vedere le articolazioni di cucciolo appena nato sembra che esso non le abbia affatto, come evidenziato nelle immagini radiografiche rappresentate, nelle diverse fasi della crescita. Questo perché le estremità delle ossa lunghe e molte parti del bacino sono alla nascita, costituite da cartilagine e poiché la cartilagine non viene evidenziata ai raggi X, una radiografia di un cucciolo appena nato può sembrare un’apparizione di un corpo spettrale e disarticolato. Ed è questo il solo modo in cui la natura fornisce un supporto sufficiente al cucciolo, per potersi muovere e mentre lo scheletro cresce rapidamente nei primi mesi di vita. Così anche le articolazioni dell’anca sono formate da cartilagine alla nascita e sono poco più di una palla rotonda all’estremità del femore che si trova in una depressione nel bacino dove si svilupperà l’incavo dell’anca, modellandosi anatomicamente attorno ad essa. (Carol Beuchat PhD)”.
🔰 Le strutture articolari del cucciolo, ancora incomplete, non sono ancora in grado di produrre un vero e proprio movimento articolare perché ancora significativa la componente cartilaginea rispetto a quella articolare. I cuccioli camminano in modo incerto allargando le gambe per la mancanza di un vero e proprio sistema articolare sostenuto da tendini e legamenti i movimenti sono flessibili e traballanti perché, appunto, le loro articolazioni sono composte da muscoli, tendini, legamenti e cartilagine che rappresentano il fondamentale sostegno in questo momento della vita. 📌 Pertanto ogni salto, corsa, movimento di rimbalzo, e qualsiasi contatto con il terreno, provoca macro e micro impatti sulle ossa. In quantità più o meno significative. Quindi quando questo è in problema e quando non lo è ? E quale è l’uso adeguato delle strutture ossee su cui incide la biomeccanica del movimento di ogni animale, ovvero le forze impresse sulle strutture ossee durante la naturale attività fisica o ancora di più durante quella più intensa e propriamente sportiva ? E per quanto riguarda questa attività quale è il rischio per le articolazioni?
🎯 Uno studio condotto in Norvegia ha valutato i fattori di rischio correlati all’esercizio associati allo sviluppo della diagnosi radiografica della displasia dell’anca in Terranova, Labrador Retriever, Leonberger e Irish Wolfhound. (Krontveit, et al. Am J Vet Res 2012;73:838-846). Hanno suggerito che c’era una maggiore incidenza di displasia dell’anca nei cuccioli che salivano le scale dalla nascita ai 3 mesi di età. Hanno inoltre suggerito che l’attività senza guinzaglio ha avuto un effetto protettivo contro la displasia dell’anca. Un altro studio ha valutato la dieta, l’esercizio e il peso come fattori di rischio nella displasia dell’anca e nell’artrite del gomito nei Labrador retriever (Sallander et al, J Nutr 2006, 136:2050S-2052S). L’alimentazione ad libitum, sebbene in relativamente pochi cani, era altamente associata a queste condizioni articolari. Anche correre dietro a palle e bastoni lanciati dal proprietario sono stati identificati come fattori di rischio. (Slater et al.) ✔️ È quindi estremamente variabile e con una diversa incidenza il numero di fattori che possono incidere, con un peso differente tra di loro da non consentire di definire con esattezza quale di questi è realmente rappresentavo della componente ambientale, nell’insorgenza di questa patologia, rispetto alla componente genetica.
📌 È raccomandabile, nella gestione del cucciolo, la lunghezza del guinzaglio o dell’esercizio di recupero per i cuccioli che sia di 5 minuti per ogni mese della loro età. Ciò significa 20 minuti per un cucciolo di 16 settimane. Tuttavia, se questi 20 minuti consistessero in 15 minuti a rincorrere una palla, questo potrebbe essere estremamente dannoso non solo fisicamente ma anche mentalmente. Quindi consigliare ai proprietari che tipo di esercizio fare con i loro cuccioli piuttosto che concentrarsi sulla durata. Un corpo ben formato è qualcosa che deriva da un’eccellente alimentazione, genetica ed educazione, non solo dall’esercizio.
🔰 Biomeccanica comparativa nelle diverse razze: Molti proprietari di cani hanno ancora l’impressione che ai cuccioli non sia permesso percorrere lunghe distanze o per lunghi periodi di tempo. Tuttavia, i cuccioli in crescita saranno incoraggiati intellettualmente dalla esperienza di una camminata ben mirata e attentamente diretta su vari terreni e paesaggi diversi che, a loro volta, aiutano a costruire masse muscolari ottimali. Un pregiudizio profondamente radicato per le “passeggiate brevi” deve essere visto in connessione con lo sviluppo della displasia dell’anca. C’è ancora da dire che esiste una stretta connessione genetica tra le masse muscolari e la comparsa di displasia dell’anca. Questo fattore spiega perché i levrieri, che possiedono grandi masse muscolari, non portano alcun MH. Questa affermazione può essere corretta ma ignora il fatto che i muscoli possono essere costruiti solo mediante movimenti regolari, specialmente attraverso movimenti sani e controllati. Possono essere consider salutari i movimenti passo dopo passo, al trotto e al galoppo senza giri veloci e «stop and go». Il modo ottimale per aumentare la forza muscolare è il trotto in salita (adatto anche ai cuccioli). E questo è sempre una questione di misura, ovvero di buon senso sulla durata e sulle caratteristiche del cucciolo, per conformazione e per razza. 🎯 L’accumulo di forza muscolare non è solo legato a una componente genetica ma deve essere messo in correlazione con la biomeccanica dello scheletro costruzione e sistema/cucciolo. A condizione che il biomeccanismo del cucciolo (cingolo scapolare e pelvico) sia controllato durante la crescita e per un periodo di tempo (dalla 12° alla 28° settimana) e, se necessario, venga somministrata una terapia manuale, l’efficacia della costruzione muscolare è sicuramente meglio. Sorprendentemente, i cuccioli/cani giovani che hanno solo un primo controllo e screening dopo 6 mesi mostrano già evidenti asimmetrie nell’apparato scheletrico con atrofia muscolare (meno muscoli). Tuttavia, questo può essere compensato e curato piuttosto velocemente durante il periodo di crescita. Si prega di fare riferimento a www.othovet.ch / Welpenpass. Per garantire il miglior sviluppo possibile e più sano dell’anca, possiamo affermare chiaramente che è necessario un biomeccanismo ottimale della colonna vertebrale e degli arti.
📌 Se ci riferiamo alla biomeccanica del cane, vanno presi in considerazione tre diversi fattori. In primo luogo, e contrariamente a un essere umano, il cingolo scapolare ha un’articolazione muscolare con il tronco. In secondo luogo, la cintura pelvica che è attaccata alla colonna vertebrale lombare e, in terzo luogo, l’anatomia della colonna vertebrale che, a seconda della regione, mostra un movimento variabile delle sostanze vertebrali e che è responsabile dell’intera mobilità del cane. Se queste barriere anatomiche della colonna vertebrale non vengono rispettate, possono insorgere malattie che possono portare a manifestazioni cliniche, soprattutto per cani di mezza età e anziani. In questo contesto si deve prestare attenzione all’incidenza della spondilosi.
La colonna vertebrale mostra due diverse regioni per quanto riguarda la mobilità. Da un lato, il rachide cervicale con una mobilità molto ampia, perché in questa regione le faccette articolari (articolazioni vertebrali) sono poste in una direzione di 45 gradi. L’attraversamento della colonna cervicale inferiore con la successiva colonna toracica, l’apertura nella cavità toracica, è molto importante anatomicamente, perché la flessione secondaria della colonna cervicale e toracica del cingolo scapolare e, quindi, svolge un compito importante nell’ortostatica ( postura e stabilità). Per questo motivo si deve comprendere che i cani da guardia soffrono di malattie delle vertebre cervicali da un lato, ma, dall’altro, anche di problemi alla spalla. Particolare attenzione deve essere data ai cani da guardia in quanto è della massima importanza esaminare i problemi alla spalla in connessione con le vertebre cervicali e trattarli.
La regione della spina dorsale assume la posizione a sandwich. Da un lato è una gabbia protettiva per cuore e polmoni, dall’altro per fegato e stomaco. A causa di questo fatto, il torace dovrebbe essere estremamente stabile e forte. Tuttavia, questo è solo in parte il caso. La ragione di ciò sono le articolazioni delle costole che si trovano vicino alle articolazioni vertebrali. Questi sono molto sensibili alla pressione e alle forze di trazione. I muscoli intercostali (tra le costole) possono proteggere la gabbia toracica solo in misura minima. Chiunque abbia già avuto una costola schiacciata o rotta è consapevole di quanto possa essere doloroso. Inoltre, le fibre nervose corrono lungo ciascuna costola che reagiscono in modo molto sensibile e si infiammano in caso di trauma contusivo (crash e body check). Le conseguenze sono dolori che portano il cane ad essere piuttosto pigro e alla ricerca di riposo.
🎯 Oltre alle malattie dei cani giovani come la displasia del gomito (FCP) e l’osteocondrosi dissecante (OCD), la cintura della spalla è motivo di attenzione clinica, principalmente a causa di problemi nell’articolazione della spalla e nell’articolazione carpale dell’avampiede (mano o articolazione carpale). Solitamente le malattie della spalla sono legate a un trauma contusivo (incidente), o semplicemente a una biomeccanica modificata, causata da sforzi e carichi per un periodo di tempo più lungo. Le conseguenze sono malattie del tendine del bicipite; infiammazione dell’articolazione della spalla; conflitto del tendine del bicipite; rottura dei tendini; disturbi muscolari, ad es. la contrattura del muscolo infraspinoso di un cane da caccia, o una “spalla congelata”! Poiché la “spalla congelata” non è descritta in termini veterinari, ciò non significa che il problema non esista. Tradotto liberamente, “spalla congelata” è semplicemente equivalente alla rigidità della spalla. Un trauma contusivo può provocare tale rigidità. Oppure è una conseguenza di una biomeccanica modificata perché il cane muove le articolazioni della spalla in un modo mutevole/innaturale che, a sua volta, porta ad un’immobilizzazione della capsula articolare della spalla Al di là della mutata mobilità, il dolore è un’indicazione importante che porta i cani a mostrare schemi di movimento fortemente differenti!
Molti allevatori pensano che le patologie ereditarie che colpiscono con sempre maggiore incidenza il cane di razza, sostenute da geni autosomici dominanti e più spesso recessivi, siano esclusiva e diretta conseguenza della consanguineità usata sopratutto negli accoppiamenti recenti programmati e pensano che cambiare il maschio utilizzato o la fattrice, insieme all’utilizzo estensivo dei test genetici, siano la soluzione al problema. In realtà la maggior parte delle patologie che colpiscono il cane di razza che sono in costante aumento, non sono spesso direttamente di natura genetica. Sono tutte le patologie da quelle infettive o parassitarie a quelle metaboliche, dalle allergie alle neoplasie, esse sono la conseguenza di una ridotta o inefficace risposta del sistema immunitario alle patologie anche le più banali e pur non essendo di natura espressamente genetica questa gioca un ruolo fondamentale nella trasmissione del sistema immunitario dai genitori alla prole e quindi del sistema immunitario, così ereditato Il sistema immunitario infatti, è regolato da un gruppo di geni meglio definito “Complesso di geni”, perché sono tutti posizionati strettamente assieme su un cromosoma e che saranno ereditati come una singola unità denominata “aplotipo”, questo sistema genico specifico è chiamato “Complesso Maggiore di Istocompatibilità” (MHC). Ogni individuo possiede due aplotipi MHC, ciascuno ereditato da un genitore che consentono al suo sistema immunitario di reagire per combattere virus e batteri. Sono presenti numerose varianti all’interno di questi aplotipi, così che la maggior parte degli individui possiede combinazioni uniche, essi hanno un alto tasso di mutazione perché la loro “biodiversità” è molto importante per la sopravvivenza delle razze o delle linee di sangue all’interno della razza, ovvero per la loro “sostenibilità” nel futuro. Gli aplotipi MHC sono la risposta della natura al problema delle malattie infettive. Una esigua manciata di alleli, conseguenza degli alti livelli di consanguineità medi di razza ovvero di ridotta variabilità genetica non consentirebbe la necessaria flessibilità per affrontare una serie di agenti patogeni in continua evoluzione.
👉 Il concetto di selezione sostenibile si esprime così attraverso aplotipi diversi da un soggetto all’altro, e tanto più quanto questa diversità rappresenta la biodiversità di popolazione, aumentando così la probabilità di avere nell’arsenale immunitario qualcosa che funzioni contro qualunque cattivo virus che possa incontrare e sopratutto contro nuovi virus; ma la popolazione complessiva di una specie é molto numerosa, così quando compare una nuova malattia o una malattia particolarmente aggressiva o ancora una malattia più aggressiva del solito, qualche soggetto di questa popolazione soccomberà, ma la specie sopravviverà, perché ci saranno sempre degli individui che avranno la giusta combinazione di alleli MHC in grado di combattere l’attacco. In sostanza quegli individui che sopravviveranno saranno quelli che avranno la “giusta” combinazione di alleli MHC per vincere quella particolare malattia infettiva.
👉 Il cane di razza è già afflitto dagli standard di razza, dalle registrazioni in Libri chiusi e dall’effetto “most popular dog” o sindrome del CAC che ne riducono inevitabilmente la variabilità genetica, e considerando che la selezione nel cane di razza è esclusivamente artificiale perché operata dall’allevatore, la necessità di garantire la biodiversità degli alleli MCH deve quindi essere riferita estensivamente alla popolazione di razza stessa, altrimenti non ci saranno individui che soccomberanno e altri che sopravviveranno esprimendo così la sostenibilità nel futuro della razza nella selezione naturale, ma ci saranno piuttosto individui, come prodotto della selezione artificiale che si ammaleranno facilmente, necessiteranno di sempre maggiori cure veterinarie e spesso soccomberanno, per la sempre maggiore incidenza di malattie neoplastiche, metaboliche e virali.
⚠️ Quindi per poter contare su un sistema immunitario efficace di razza, e quindi della sua sostenibilità nelle generazioni future è necessario predisporre una reale e possibile strategia scientifica di selezione che produce una comprovata variabilità genetica di popolazione. La selezione deve quindi poter contare sugli strumenti scientifici applicativi per un monitoraggio genetico complessivo di popolazione, piuttosto che riferito al singolo accoppiamento che porterebbe nella prole il riflesso della selezione prodotta nelle generazioni precedenti. ✔️ Risulta quindi perlomeno eccentrico che in Italia chi avrebbe potuto e/o dovuto vigilare questa biodiversità nel cane di razza, non lo abbia deliberatamente fatto, per poi promuovere e commercializzare esso stesso test genetici, assolutamente discrasici rispetto al significato di biodiversità o di sostenibilità promosso commercialmente, in un panorama reso invece recettivo in modo sapientemente propedeutico, ad una evidente strategia economica, generando così più di un ragionevole dubbio.
Applicazione dei contributi genetici nella selezione canina
I contributi genetici furono formalizzati per la prima volta nel 1958 da James e McBride (Journal of Genetics) fornendo gli strumenti metodici per ottimizzare la gestione dei livelli di consanguineità e della perdita di variabilità genetica nel processo di selezione (JA Woolliams 1, P. Berg , BS Dagnachew , IL Meuwissen).
🖲 L’inbreeding ovvero l’accoppiamento tra parenti, viene utilizzato per fissare più velocemente con una efficace prepotenza genetica, alcuni caratteri che possono essere desiderati ma produce al tempo stesso progenie con più alleli omozigoti rispetto agli animali non consanguinei, e ciò aumenta il numero di alleli recessivi. Questo processo noto come “depressione da consanguineità” produce anche effetti indesiderati spesso riconducibili a patologie, ridotto numero della prole, infertilità etc. ed è spesso associato a “performance” progressivamente e irrimediabilmente ridotte nelle generazioni successive. L’entità della depressione da consanguineità dipende dal livello di consanguineità medio nell’animale e non direttamente ascrivibile a questo per effetto di un singolo accoppiamento.
Un obiettivo di allevamento (Breeding for Health) è rappresentato dalla trasmissione di caratteristiche uniformi, caratteristiche della razza, mantenendo livelli accettabili di consanguineità nel tempo cioè una sostenibilità dell’allevamento stesso attraverso la selezione mirata (Australasian Journal of Animal Sciences – Australasian Association of Animal Production Societies – AAAP).
✔️ La consanguineità nelle popolazioni di razza nella specie canina è frequente ed è spesso eccessiva proprio perché per effetto delle registrazioni del cane di razza a “libri chiusi”, ovvero con un numero finito di antenati e dove c’è selezione sviluppata senza linee guida significative. È pertanto necessaria la gestione del tasso di consanguineità a livelli sostenibili per evitare gli effetti dannosi ad essa associata. ⚠️ In particolare nella specie canina, la teoria dei contributi genetici, dimostra la relazione fondamentale tra consanguineità e selezione, e implica che i soggetti più popolari (“most popular dog”) sono i principali contributori all’alto tasso di consanguineità, determinando un eccessiva perdita di diversità genetica.
È proprio l’esistenza, e la promozione di riproduttori popolari (“most popular dog”) ovvero di quei soggetti più titolati, attraverso valutazioni morfologiche (fenotipiche) e non secondo una tipizzazione genotipica, che risulta frequente ed evidente in tutte le razze, e che ha contribuito in modo esponenziale a questa condizione e al suo procrastinarsi nel tempo, essendo questi, utilizzati con maggiore frequenza nei piani di selezione (TW Lewis , BM Abhayaratne, SC Blott). 🖲 È opportuno quindi chiarire cosa si intende scientificamente per variabilità genetica nella specie canina; essa è si la diversità biologica tra gli individui di una specie ed è determinata dalla diversità dei geni che compongono e costituiscono il “pool genetico”, espressione delle loro peculiarità; ma nel caso del cane di razza deve essere considerata all’interno delle razze stesse, per effetto dei Libri Genealogici “chiusi” che impedendo gli accoppiamenti al di fuori di essi, rappresentano tassonomicamente delle vere e proprie sottospecie. Tale necessaria variabilità, limitata inevitabilmente dai Libri Genealogici stessi, è invece comunemente ritenuta vantaggiosa per la sopravvivenza; essa descrive l’esistenza di molte versioni diverse di uno stesso organismo, ed è dovuta principalmente alle mutazioni e ai processi di ricombinazione genetica. Le mutazioni in particolare portano alla formazione di nuovi alleli; la ricombinazione li rimescola creando nuove combinazioni alleliche nelle generazioni successive, esercitando un effetto positivo sulla sopravvivenza della specie, in relazione alla sua adattabilità all’ambiente, alla resistenza alle malattie e alla sua efficienza riproduttiva.
Allora quali possono essere le strategie da adottare per monitorare e controllare la variabilità genetica della nostra razza e/o dei risultati prodotti nel nostro allevamento come effetto positivo prodotto dalla variabilità genetica nel miglioramento della prole proveniente dai nostri riproduttori ? ➡️ Sono possibili diversi sistemi scientifici applicativi ed utilizzabili in zootecnia: L’utilizzo del coefficiente AVK o ancestor loss coefficent, può essere di fondamentale utilità; indica quanto un “ancestor” è presente in un pedigree e si esprime in termini percentuali. Ovvero se gli “ancestors”, sono presenti una sola volta nel pedigree l’AVK sarà del 100% con una dispersione genica minima. È quindi IMPORTANTE, perché ci dice quanto questo antenato è presente nei pedigree e sopratutto quanto i caratteri recessivi vengono persi. In questo caso il calcolo su almeno 5 generazione e possibilmente oltre ed in sovrapposizione al DNA profilo SNP 225, consente un calcolo più accurato in relazione anche alla percentuale di eterozigosi. ⚠️ Il valore dell’AVK è importante nella selezione perché riflette la ricchezza del patrimonio genetico di un individuo.
🖲 Più alta è la percentuale di AVK, tanto più prezioso sarà il “pool” genetico, in termini di variabilità (più geni diversi presenti). Tanto minore sarà la percentuale di AVK e maggiormente ci sarà impoverimento genetico.
Deve essere rigoroso il significato che deve avere per tutti i cinofili la valutazione ed il calcolo corretto (15 generazioni/DNA profile) del COI e di AVK e del loro rapporto infatti un COI alto e una bassa AVK, determinano un eccessiva riduzione della variabilità genetica, responsabile dell’emergenza di diversi problemi genetici nei programmi di selezione, in tutti i cani allevati e/o riprodotti. L’alta percentuale di COI contestualmente ad una basso valore percentuale di AVK è una “lampadina d’allarme”, rappresentando il rischio di essere portatore, in F1 e/o nelle generazioni successive di caratteristiche morfologiche positive, ma anche l’espressione di malattie ereditarie non sempre evidenti alla nascita, configurabili nella forma di vizi occulti.
Questo approccio alla selezione, “breeding for Health” non solo ha un riflesso positivo sui principi etici e deontologici che ogni allevatore dovrebbe o intenderebbe rispettare in questa direzione, ma risponde anche ai principi contenuti nella disciplina medico legale, rappresentando il prodotto dell’allevamento oggetto di compravendita nel rispetto dei contenuti delle norme che regolano il benessere animale, con i risvolti etico/giuridico sempre più attuali.
⚠️ La necessità di sviluppare strategie più concrete rispetto al divieto di accoppiamento tra fratelli pieni, dovrebbe essere prioritaria per i Kennel Club che gestiscono i Libri Genealogici del cane di razza, in aderenza alla conservazione della biodiversità e del benessere animale, fondamentali per la sostenibilità tecnica ed etica dell’allevamento canino.
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