“SHOW DOGS PROBLEMS” 🌈
✅ PROGNATISMO/ENOGNATISMO: CHE FARE?
🖲 Chi non ha mai avuto un caso di prognatismo e/o di enognatismo nei soggetti prodotti nel proprio allevamento? E chi non si è mai chiesto, onestamente, se in fondo ed in “segreto” poteva utilizzare i soggetti affetti da malocclusione nei propri programmi di selezione? Oppure se questa scelta era effettivamente sconsigliabile?
La giusta tendenza è quella di non destinare questi soggetti alla riproduzione ma è lecito anche chiedersi quale incidenza ha il problema sulla popolazione che si seleziona, ovvero quanto l’eliminazione di questi soggetti comporta anche l’eliminazione di un “pool” genetico importante che verrà eliminato definitivamente insieme alla malocclusione, escludendo questi soggetti dalla riproduzione. Allora che fare?
Le domande che molti si pongono sono tutte lecite ma nessuna ha mai una vera risposta chiara e definitiva. Possiamo provare a dare una interpretazione a questi dubbi in sovrapposizione alla realizzazione dei piani di selezione conservativi dei “pool” genetici significativi per razza.
📌 Innanzitutto la malocclusione o overbite è osservabile in tutte le razze, ma è sostanzialmente differente osservarla in un Rottweiler o in un Chihuahua, benché il problema sia lo stesso la causa può essere differente.
Tutti i cani infatti, hanno 42 denti, ma in un Rottweiler, questi sono distribuiti in uno spazio adeguato e benché la tendenza all’ipertipizzazione ha ridotto la lunghezza della canna nasale in questa razza, con conseguente riduzione di questo spazio nei soggetti selezionati negli ultimi tempi, rimane uno spazio adeguato a tutti i 42 denti a disporsi correttamente nelle sue sedi. Discorso differente in un Chihuahua, dove sempre 42 denti devono disporsi in uno spazio di pochissimi centimetri, anche qui in sovrapposizione alle tendenze di ipertipizzazione, con conseguente riduzione dello spazio destinato alla sede dentaria aggravando una situazione già predisponente alla malocclusione. Quindi nelle due razze menzionate la malocclusione parrebbe essere una aggravante maggiore nel Rottweiler piuttosto che nel Chihuahua perché non sostenuta da un problema di “tipo” ovvero da caratteristiche morfologiche.
📌 Ma quanto questo problema sarà trasmissibile alla prole? L’espressione della malocclusione, sebbene sia riconosciuta anche una causa genetica associata, è squisitamente fenotipica nella pratica allevatoriale in quanto è difficilmente identificabile genotipicamente perché non soggetta a screening di allestimento dei dati EBV in Italia e le informazioni ottenute da altri allevatori in relazione agli “ancestors” possibili “portatori” del problema sono scarse e/o inattendibili in quanto gli allevatori se ne guardano bene da diffonderli.
Certo è che nei soggetti dove nei piani di selezione, vengono usati alti coefficienti di inbreeding e quindi in popolazioni di razza con una tendenza all’aumento dell’omozigosi, l’incidenza è molto più alta ed è un incidenza in grado di essere trasmessa sempre di più nella popolazione di razza presa in considerazione, nella razza Rottweiler i COI utilizzati mediamente nei piani di selezione sono decisamente alti e lo sono ancora di più in quei paesi in cui gli accoppiamenti vengono limitati allo stesso paese o tra componenti di un ristretto numero di proprietari, club di razza o altre associazioni.
E nel Chihuahua? Benché sia stato “graziato” da una costituzione morfologica predisponente, anche in questa razza le alte percentuali di COI e tendenza all’aumento dell’omozigosi, con ridotta variabilità genetica sconsigliano di perseguire scelte di selezione con soggetti anche con una minima malocclusione, questo è valido anche n razze diverse con conformazioni morfologiche predisponenti (Bull Terrier ecc.).
📌 Paradossalmente aumentando le percentuali di eterozigosi ed aumentando la variabilità genetica è possibile prendere in considerazione aspetti della selezione che porterebbero all’esclusione di un pool genetico irrecuperabile, per contro l’utilizzo di alti livelli di COI, pur prevedendo l’esclusione di soggetti anche con una minima malocclusione, non consentirebbe di eliminare il problema.
✅ Il calcolo delle percentuali di eterozigosi, può essere significativa con l’esecuzione dei profili DNA (SNP) ed il calcolo del COI in sovrapposizione ai profili, su almeno 15 generazioni.
In sostanza, la ridotta variabilità genetica in certe razze, con conseguente diminuzione dei livelli percentuali di eterozigosi, non consente un ampia “capacità di manovra” nei piani di selezione, invece, la maggiore variabilità genetica e percentuali di eterozigosi più basse, “perdonano” di più gli errori di selezione in consanguineità, in relazione anche ad “overbite”, consentendo di mantenere alta la variabilità genetica, conservando quel “pool” esclusivo e diluendo la possibilità che problemi come “overbite” si manifestino con la frequenza che osserviamo nelle razze descritte.
In queste anche l’eliminazione dalla riproduzione dei soggetti fenotipicamente portatori, non eliminano i soggetti geneticamente portatori e quindi non identificabili, i valori di eterozigosi sono indicativi di come il problema sia fortemente distribuito nella popolazione di razza, aumentando l’omozigosi.
🔰 Il lavoro dei Club di razza non è adeguato ai livelli percentuali di COI che si osservano in certe razze e l’esigenza degli allevatori ha “alzato l’asticella” in relazione alla necessità di linee guida per sviluppare programmi di selezione che consentano la conservazione delle caratteristiche di razza attraverso l’attivazione di strategie sinergiche al controllo adeguate.
I presidi tecnici di un kennel club, dovrebbero prevedere sistemi di biologia molecolare pratici e disponibili a certificare i pedigree emessi e al tempo stesso in sovrapposizione a questi “profili”, fornire gli strumenti di calcolo per gli allevatori associati al rispetto e al mantenimento degli standard europei in aderenza ai criteri richiesti a garanzia del benessere animale per un allevamento “sostenibile”.
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